Depressione: può essere curata con le erbe?

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La depressione può essere curata con le erbe, oppure non esiste alcuna alternativa ai farmaci?

Le erbe possono decisamente risultare efficaci nella cura della depressione, quando essa si manifesta con sintomi più lievi, purché si utilizzino i rimedi naturali più idonei, che spesso devono sapientemente essere costituiti da un’associazione di fitoterapici che prevedano l’utilizzo di un modulante dell’umore come l’Iperico (Hypericum perforatum) a mio avviso preferibile alla Griffonia, considerata un precursore della serotonina, un ansiolitico come il biancospino, una pianta come la Rodiola, in grado di innalzare i livelli plasmatici di endorfine e, infine, un oligoelemento come il litio.

Spesso le forme depressive più lievi vengono considerate fasi della vita dominate dal “malumore” dovuto a stress o altri fattori scatenanti quel malessere psichico non sempre definibile, perciò, secondo me saggiamente, molti medici in questi casi preferiscono evitare la prescrizione di farmaci a favore della fitoterapia o di trattamenti di analisi da un buon psicologo. Una cosa è certa, la cura con le erbe può ridurre molti sintomi della depressione, come il calo del desiderio sessuale, l’insonnia, la disappetenza, oltre che migliorare lo stato dell’umore. Altri sintomi come il calo dell’autostima necessitano, a mio avviso di essere trattati in sede di analisi e non certamente con i Fiori di Bach.

Personalmente ho potuto constatare che le forme particolarmente concentrate di iperico con titolo elevato in ipericina non danno buoni risultati e non sono scevre da effetti spiacevoli, come capogiri, irrequietezza, insonnia e riduzione dell’appetito. Per quanto riguarda la griffonia, i suoi effetti secondari nel diminuire il senso di fame sono ancora più marcati e, persone particolarmente sensibili possono persino avvertire forte nausea spesso associata a vomito incoercibile.

cura della depressione con le erbe

Erbe e Farmaci a confronto nella cura della depressione

La depressione, a quanto pare, risulta statisticamente un disturbo in costante incremento. Può essere considerata a tutti gli effetti la prima malattia psichiatrica del mondo moderno. Esistono forme più o meno gravi del disturbo depressivo; alcune, di lieve entità, possono essere transitorie e facilmente trattabili con farmaci o con le erbe, altre, oltre ad essere difficili da trattare persino con i farmaci, possono risultare invalidanti sotto l’aspetto dei rapporti sociali e, chi soffre di una grave forma di depressione può persino covare insidiosi pensieri dalla soluzione estrema, ovvero quella del suicidio.

In ogni caso il disturbo depressivo deve essere diagnosticato quanto prima per poter tempestivamente intervenire con la terapia più adeguata, onde evitare un aggravamento della condizione mentale. La vita di relazione non è più una priorità per chi soffre di questa patologia, al punto da risultare compromessi affetti, lavoro, interessi, studio e tutto ciò che rendeva, prima di cadere nel vortice della depressione, un essere unico, sostenuto e corroborato nella propria salute mentale, dalla sua personalità.

Anche l’istinto di salvaguardia della propria salute fisica può deteriorarsi, e ciò può accadere persino nelle forme meno gravi. L’isolamento dalla vita sociale è uno degli aspetti più deleteri della malattia, perché il rischio di precipitare sempre più nelle profondità dell’abisso dei propri pensieri, corrotti dal dolore e dal tormento, è elevato.

Depressione Sintomi

I disturbi depressivi di distinguono, a grandi linee, in “unipolari” e “bipolari”, i quali, a loro volta, sono classificati in altre sub-categorie, ciascuna distintiva per sintomi, decorso e frequenza.
La terapia farmacologica impiega tre classi di sostanze: gli antidepressivi triciclici, gli inibitori selettivi della ricaptazione serotoninica e gli IMAO, acronimo che sta per “inibitori delle monoaminossidasi. In quest’ultima classe rientra un fitoterapico di primaria importanza nel trattamento delle depressioni lievi e moderate, ovvero l’Hypericum perforatum, universalmente conosciuto come Iperico o Erba di San Giovanni e, non a caso, un tempo (nel medioevo) chiamato cacciadiavoli.

Adriano Sonnini

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